giovedì 10 marzo 2011

I Buddha perduti


I Buddha di Bamiyan erano due enormi statue del Buddha scolpite da una setta buddista nelle pareti di roccia della valle di Bamiyan, in Afghanistan, a circa 230 chilometri dalla capitale Kabul e ad un'altezza di circa 2500 metri; una delle due statue, il maschio Salsal, era alto 56 metri e risaliva a 1500 anni fa, la piccola femmina Shamam era alta 53 metri ed aveva 1800 anni.
Bamiyan si trova sul percorso della Via della seta ed è un esempio importante di un territorio culturale che illustra un significante periodo del buddhismo. La via della seta era un itinerario mercantile che univa i mercati della Cina con quelli dell'Asia centrale e meridionale, del Medio Oriente e dell'Europa. Fu la sede di numerosi monasteri buddhisti e un florido centro religioso, filosofico e artistico dal II secolo in poi, fino alla conquista islamica del IX secolo.

La Valle di Bamiyan è l'espressione monumentale massima del buddhismo occidentale. È stato anche un importante centro di pellegrinaggio per molti secoli. I resti della valle sono testimonianza dello scambio culturale tra arte indiana, ellenistica, romana, sasanide e alla base dell'espressione artistica della scuola Gandhara.
Dieci anni fa i nemici dell'umanità, della cultura e della civiltà, contemporaneamente alla uccisione sistematica degli Hazara in varie parti del paese, come a Mazari Sharif, a Yakawlang e a Bamiyan, hanno demolito saccheggiando i beni e le proprietà e gli effetti e demolendo i segni della cultura e della civiltà, hanno messo mano alla distruzione delle due più grandi opere della storia dell'Afghanistan,infatti le due statue di Buddha nel cuore della montagna nella valle di Bamiyan così il mondo ha perso i due spettri neri, due ombre gigantesche profilate dal sole sul costone della montagna.
Metamorfosi, contraffazione, distruzione della cultura, della civiltà, e dell'identità nazionale: questa è stata la politica originaria e sostenuta da questi nemici dell'umanità. Quest'opera è portata avanti ancora oggi dai loro figli.
I rapporti documentati delle associazioni in difesa dei diritti dell'uomo, come Amnesty international e Human right watch, testimoniano che i criminali avevano come obbiettivo principale la distruzione completa dell'etnia degli Hazara: la Valle di Bamiyan è tutta abitata da questa etnia. Le due statue avevano una grande importanza per gli Hazara, ifatti, esse erano la tetimonianza e i segni vivi dell'arte, della civiltà, della cultura e della storia millenaria di questo popolo.
Gli Hazara apprezzavano molto le due grande statue gigantesche, quindi per i talibani c'era una ragione in più per distruggere le due opere più importanti e significative del paese. Questa persecuzione e l'odio nei confronti degli Hazara ha avuto origine più di un secolo fa in Afghanistan e purtroppo tutto questo ancora oggi continua.
Il 9 marzo 2001 i talibani dopo la preghiera di venerdi hanno aperto il fuoco verso le due statue di Buddha per due giorni e notte interi finchè sono riuscite a distruggere Salsal a Shamama.

La sera del 11 marzo, con l'ordine del leader Mullah Omar i Talebani si accingono a demolire le gigantesche strutture considereate figure inanimate e una forma di idolatria nonastante continue proteste e appelli della comunità internazionale e delle dure parole dell'Unesco, ma i Talebani hanno risposto alle accuse dichiarando di non riconoscere le statue come bene culturale.
Essi dichiarano inoltre che tutte le statue del paese devono essere distrutte perché queste statue sono state in passato usate come idoli dagli infedeli. Sono ora onorate e possono tornare a essere idoli in futuro. Nessuna dinastia islamica, in passato si sognò mai di abbattere le raffigurazioni artistico-religiose del passato preislamico, ma loro oltre la distruzione di due Buddha hanno bandito ogni forma di raffigurazione: musica, sport, televisione. Tuttavia, abbiamo mantenuto la nostra speranza di rivedere un giorno le due gigantesche statue stare di nuovo in piedi.
La loro ombra è ancora lì che si allunga dentro la montagna. Al tramonto appaiono da lontano come in un miraggio, maestosi, scolpiti tra le rocce che l'ultima luce fa diventare prima di un rosa pallido e poi di un rosso fuoco. Sono ancora lì i due Buddha che non ci sono più. È come se non li avessero mai abbattuti, è come se dopo la fuga dei Talibani loro fossero tornati a dominare la magnifica valle di Bamyan incastrata tra le vette aguzze e imbiancate dell'Afghanistan. Nel 2003 le due statue gigantesche vengono inserite all'intera zona archeologica circostante e al paesaggio culturale, nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO, che si è impegnata, insieme ad altre nazioni, per la ricostruzione delle due statue.
Ora gli scienziati dell'Università di Monaco hanno esaminato frammenti di statue e concluso che è possibile che uno di loro potrebbe essere ricostruita. La statua femmina sarebbe la prima ad essere ricostruita e ci auguriamo la stessa cosa per il suo compagno. Con questa notizia, i sostenitori di questo patrimonio mondiale dell'Unesco sono diventati la speranza che la Valle di Bamiyan riacquisterà le sue due statue gigantesche, una volta fiorente come un importante centro del buddismo.

Nessun commento:

Posta un commento