martedì 16 febbraio 2010

Afghanistan: un mistero risolto.


Fin dal principio l’Afghanistan non fu mai del popolo afghano.
Per la sua particolare posizione strategica, infatti, l’Afghanistan è sempre stato al centro di un inspiegabile interesse da parte di Europa, America e Unione Sovietica. La prima nazione ad interessarsene nel 1838, fu la Gran Bretagna, ciò a causa della minaccia che l’Unione Sovietica perennemente rappresentava. Entrando in Afghanistan, infatti, essa avrebbe potuto impossessarsi delle sue colonie situate in India, Pakistan, Bangladesh e altri paesi confinanti. Le paure della Gran Bretagna erano tuttavia infondate: l’Unione Sovietica, infatti, era interessata unicamete all’Oceano Indiano quale punto strategico e per questo si avvicinava e tentava talvolta di penetrare nel territorio afghano.
Il popolo afghano non tollerò l’invasione straniera e l’Unione Sovietica di nascosto fornì di armi l’Afghanistan. La guerra terminò nel 1842 a seguito delle ingenti perdite dell’esercito inglese.
In seguito a tale guerra l’Afghanistan godette di un governo semi-autonomo controllato da Unione Sovietica e America. La popolazione poté finalmente vivere un periodo di pace, nonostante l’intrusione dei paesi stranieri nella politica interna del Paese. Sfortunatamente nel 1980 i sovietici entrarono in Afghanistan e la pace cessò.
Le potenze occidentali furono minacciate dall’invasione sovietica. Jimmy Carter, allora presidente degli Stati Uniti, affermò che l’Unione doveva pagare per quest’agressione. Gli Stati Uniti, attraverso Zbigniew Brzezinski consigliere della sicurezza nazionale americana, iniziarono a rifornire i fondamentalisti afghani (mujahidin) presenti in Pakistan di armi e denaro, affinché essi combattessero contro i sovietici. Più di 175 milioni di dollari vennero spesi a favore di tale causa. I mujahidin divvennero così i figli adottivi di Jimmy Carter, che in quanto a libertà, diritti umani e democrazia evidentemente la pensavano allo stesso modo. Brzezinski con il supporto dell’intelligence pakistano si recò a Khaibar, al confine tra Pakistan e Afghanistan, e lì creò un vero e proprio campo di addestramento per mujahedin (chiamati anche signori della guerra o letteralmente “coloro che combattono la jihad”). Questo luogo divenne da allora la “capitale dei terroristi”, lo stesso Osama Bin Laden abitò in quel luogo per 14 anni assieme a diversi esponenti della Cia.
Davvero non sfiorò neppure le loro menti il pensiero che magari questi fondamentelisti una volta sconfitti i sovietici potessero impossessarsi a loro volta del territorio, divenendo un grave pericolo per l’intera umanità?
La storia certo ne ha dato conferma. I fautori di tale sapevano, ma vi erano delle priorità e degli interessi troppo grandi per rinunciare a una simile occasione.
Se per l’opinione pubblica gli americani armati di mitra e buone intenzioni esportavano pace e democrazia, per le vittime di questo gioco al massacro era lampante che essi in realtà mentre con le mani costruivano con i piedi distruggevano.
Per più di 20 anni i signori della guerra vennero aiutati dagli americani per distruggere il loro stesso paese.
In seguito alla caduta del Governo comunista presieduto dal Dott. Najibulla avvenuta nel 1992, i mujahedin iniziarono una lotta spietata per il controllo del potere suddividendosi in fazioni a seconda delle diverse etnie a cui essi appartenevano. Combatterono tra loro trasformarono Kabul in un bagno di sangue nel quale trovarono la morte più di 60 000 civili. In questo momento davnti alla morte di migliaia di innocenti, tra cui naturalmente donne e bambini, il mondo taque fingendo di non sapere ciò che succedeva.
Dov’era in quel momento il loro desiderio di esportare pace e democrazia? Evidentemente ancora non c’era i presupposti utilitaristici per farli nascere.
Ancora una volta la situazione era a favore delle super potenze occidentali, che vedevano in un governo composto composto da mujahidin, un’occasione per controllare facilmente l’Afganistan.
Ma i mujahidin certo non volevano farsi comandare dagli americani, così quando essi si accorsero di non poter controllare la situazione cercarono qualcuno che potesse sconfiggere il nemico-amico al posto loro e questo qualcuno lo trovarono nei talebani.
I mujahidin per contrastare i talebani cercarono e trovarono il sostegno dei russi. Cambiarono così i giocatori, ma non il gioco.
Durante il regime talebano, gli americani approfittarono della debolezza in cui verteva l’Afganistan per trasformre quel paese martoriato in una fonte di guadagno. Data la sua posizione strategica infatti, esso rappresenta una zona di transito tra Turkmenistan, Kazakistan, e gli altri paesi dell’Asia Centrale offrendo la rara possibilità di sfruttare giacimenti petroliferi e di gas.
I Paesi Occidentali e le Compagnie petrolifere cominciarono così a competere tra di loro per il possesso di questi giacimenti. Due compagnie tra tutte: la UNOCAL (americana) e la BRIDAS (argentina), il cui presidente spesse volte si recò in Afganistan per dialogare con i talebani ed offrire loro soldi in cambio di un lasciapassare per il Pakistan (il petrolio, infatti, veniva prelevato dal Turkmenistan e l’Afghanistan era zona di passaggio obbligatoria per trasportare il greggio in Pakistan).
I protagonisti di questa triste vicenda, assunti dalla stessa UNOCAL per trasportare il petrolio furono:
Tom Simons ambasciatore americano in Pakistan, Charles Larson capo della marina militare nell’Oceano Pacifico, Donald Rise capo dell’aviazione militare americana durante il Governo di George Bush I, Henry Cassinger (….)e Robert Okly responsabile della succursale del reparto Asia nel ministro degli esteri americano. Preposte al dialogo con i talebani invece vi furono due donne: Robin Raphael e Laily Helms principessa afghana moglie di Roger Helms, nipote di Richard Helms ex capo della CIA.
Dal NY Daily News dell’Ottobre 2001: “talvolta la realtà è più sorpendente di qualsiasi sogno o favola: il rappresentante dei talebani in America è una donna: il suo nome è Laily Helms, afghana americana preposta all’organizzazione degli incontri tra i capi dei talebani ed i congressi,i responsabili delle Nazioni Unite e i rappresentanti dei media. E’ sorpendente inoltre il fatto che ella durante tali incontri si vesta come un uomo e non indossi alcun chador. Suo marito, Roger Helms lavora per la Chase Manhattan, una della banche più importanti al mondo…”)
Mentre ogni giorno i talebani uccidevano centinaia di uomini bambini, sparavano sulle donne per strada, e tagliavano gole in pubblico le forze internazionali taquero e nessuno ebbe niente da ridire.
Quando dopo l’11 Settembre 2001 Bush ordinò ai talebani di consegnare alla giustizia Osama Bin Laden egli si sentì la sua richiesta rifiutata, in quanto Bin Laden era un loro fratello musulmano con asilo in Afghanistan. Terminò così l’amicizia che legava i talebani agli Stati Uniti ed improvvisamente gli americani si interessarono all’esportazione della democrazia.
Quando le forze internazionali si interessarono alle sorti dell’Afghanistan diffondendo nel mondo lo slogan della pace, della giustizia e la libertà per la popolazione fu un mistero, dato il disinteresse iniziale. Tuttavia il popolo accolse gli americani come degli ospiti graditi, come dei fratelli, credendo davvero che forse le loro sorti sarebbero finalmente potute cambiare. Tutti anelavano la pace, stanchi di una guerra decennale e si fidavano ciecamente delle belle parole che venivano costantemente propinate al mondo intero.
Il governo Bush aveva bisogno di ottenere l’appoggio delle forze internazionali per attaccare l’afghanistan memore della sconfitta dell’Unione Sovietica. Bush con la scusa di voler sconfiggere il terrorismo ricevette il supporto delle forze occidentali e così ebbe inizio la sua guerra. L’Europa mandò i suoi figli a combattere e morire in una guerra ipocrita, in una guerra che era di bush e di nessun’altro.
Il 99% del territorio era nelle mani dei talebani, ma in soli 27 giorni l’esercito americano riuscì a far crollare il regime. Ora la domanda sorge spontanea: come mai ora in otto anni di guerra nessuno è riuscito ancora a sbrogliare questo nodo gordiano?
Tuttavia ciò che gli stati Uniti malauguratamente si scordarono di fare fu far terminare la guerra tra etnie, i talebani infatti erano e sono pashtun, i governati e l’attuale presidente afghano è pashtun, tutti coloro che detengono il potere in Afganistan sono pashtun, senza considerare le restanti etnie che rappresentano il 65% della popolazione. A quanto pare le forze internazionali si sono scordate di una numerosa fetta di popolazione.
Gli Stati Uniti in seguito alla sconfitta dei talebani misero a governare l’attuale presidente Karzai, seguito da una schiera poco fedele di ex signori della guerra, criminali di guerra, nonché di talebani stessi che ricoprono ora importanti posti nel governo (infatti il presidente Karzai in una conferenza stampa del 2006 si lasciò andare a dichiarazioni semplicemente sconvolgenti, suddividendo i talebani in buoni e cattivi, chiamandoli pubblicamente figli e fratelli suoi e affermando di voler contattare Mullah Omar per renderlo partecipe della “ricostruzione del paese”).
In seguito al messaggio molto chiaro di karzai, Mawlavi Wakil Ahmad Motawakil, ministro degli esteri del regime talebano , Mawlavi Abdussalam Raketi comandate dell’esercito talebano nel nord est Afghanistan e Padshah khan Zadran rappresentante dei talebani sul confine del Pakistan e molti altri estremisti sono arrivati armati di kalashnicov a Kabul per partecipare attivamente alla “ricostruzione del paese”. A loro arrivo karzai ha riservato un’accoglienza degna degli ospiti più illustri, a loro il presidente ha assegnato ciascuno una villa, dei bodyguard e svariate automobili rigorosamente con vetri antiproiettile. Attualmente essi risiedono a Kabul, liberi di organizzare attentati kamikaze, ed ogni sorta di rappresaglia.
Karzai costruì la “Commissione di Pace”, al cui capo mise Mujadadi, mullah estremista arabo-afghano, che attualmete è a capo del senato. Mujadadi si occupa contemporaneamente di consegnare mensilmente ai talebani 1000 dollari e una tessera della commissione che permette loro di viaggiare ovunque e di non avere problemi con le forze dell’ordine.
E l’America tace, nonostante Karzai sia sorvegliato costantemente da agenti della CIA e dal Governo americano stesso. E i 54 miliardi di dollari spesi per la “ricostruzione del paese” , dove sono andati a finire? E chi ridarà loro tutti questi soldi? Con che coraggio richiederanno indietro i soldi? Il debito dell’Afghanistan sale, ma di scuole, ospedali, strade e quant’altro non ve n’è traccia. Debito ed ipocrisia a parte, chi ripagherà invece le migliaia di morti innocenti? A chi è imputabile tutto ciò? E’ possibile massacrare in una missione di pace? E se la scusa dell’errore potesse realmente esser contemplata, si potrebbe credere ad una serie di errori tanto frequenti?
In Afghanistan sono attualmente presenti e coinvolti in questa “missione di pace”, gli eserciti di: Stati Uniti, Inghilterra , Italia, Canada, Australia, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Danimarca, Belgio, Svezia, Austria, Finlandia, Norvegia, Romania, Turchia, Sud Corea, Slovacchia, Lituania, Estonia, Azerbaijan, Emirati Arabi, Lussemburgo, Georgia, Islanda, Croazia, Slovenia, Grecia, Singapore, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Irlanda, Ucraina, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Ungheria, Macedonia, Albania, Polonia, Portogallo, Latvia 42 Paesi coinvolti, 64 500 soldati in tutto, 15 mila talebani (secondo le fonti ufficiali quindi il numero potrebbe essere inferiore) inspiegabilmente imbattibili. Siamo davvero sicuri che questa guerra non faccia comodo a qualcuno?
Ciò che molti cominciano purtroppo solo ora a chiedersi è: per quale motivo le forze internazionali sono presenti in Afghanistan?
1)Combattere il terrorismo internazionale?
La maggior parte di questi terroristi, nonostante non se ne senta mai parlare, provangono da paesi quali: Arabia Saudita, Cecenia, Marocco, Pakistan, Egitto, Emirati Arabi e molti altri paesi arabi. Per sconfiggere questi estremisti non occorre bombardare l’Afghanistan. I kamikaze non sono tutti afghani come vogliono farci credere. Il Pakistan in particolare è pregno di luoghi in cui i terroristi imaprano l’arte del fanatismo e della guerra, ma stranamente le frontiere tra Pakistan e Afghanistan rimangono aperte, consentendo agli stessi di entrare facilmente nel paese. Questo perché molte persone di etnia pashtun vivono sul confine e nessuno si sogna di scomodarli. E’ lì che esiste persino la sede della radio shariat (letteralmente voce della legge religiosa) preposta ad impartire ordini e nozioni a terroristi e kamikaze. Perché la sede di questa radio è ancora aperta? Persino il ricercatissimo Osama Bin Laden si suppone viva tranquillamente in una villa al confine tra Pakistan e Afghanistan. I campi di addestramento dei mujahidin sono ancora aperti ed attivi, solo che ora sono occupati da talebani che rifiutano sia il governo afghano sia quello pakistano, chiamando la terra da loro occupata pashtunistan, terra dei pashtun.
2)Esportare pace libertà e democrazia?
Fare la pace con la guerra è da sempre un paradosso inspiegabile se tale motivazione viene spacciata per veritiera. Di pace non ve n’è traccia, le persone ancora escono di casa senza sapere se vi ritorneranno. E se nella capitale Kabul dove due giorni fa sei militari italiani hanno trovato la morte, è così figuratevi negli altri posti. Ogni settimana più di venti persone muoiono a Kabul in questo modo. Libertà poi in Afghanistan è ancora una parola che provoca un amaro sorriso considernado che: il ministro della cultura afghano in una conferenza stampa dichiarò democrazia e diritti umani affari dei paesi occidentali privi di valore per un paese che segue unicamente la legge islamica, un giornalista che aveva tentato di tradurre il corano in persiano venne condannato a 25 anni, un altro che in un articolo descrisse come la religione islamica violasse i diritti delle donne venne condannato prima a morte in seguito la pena fu commutata a 20 anni di prigione, così migliaia di altri esempi.
3)Cambiare la situazione delle donne?
Se ciò fosse ver allora risulta incomprensibile come sia ancora possibile che ogni giorno più di dieci donne vengano violentate ogni giorno (nel 2009 più di 35 bambine vennero violentate da esponenti del governo, una di loro aveva solo sei anni, venne violentata dal figlio di un parlamentare nella regione di Sarepul nel nord Afghanistan. L’atto rimase totalmente impunito), e che Karzai il presidente democratico abbia promulgato una legge per la quale alle donne è proibito lavorare ed uscire di casa senza il marito, per la quale è consentito lo stupro da parte del marito e la possibilità da parte di questo di privare la moglie del cibo se “disubbidiente”, che le bambine vengano vendute ad uomini anziani (nel 2006 una bambina di 11 anni venne persino venduta in cambio di un cane). Grazie a tutti voi per aver cambiato la situazione delle donne in Afghanistan, perché peggio di così non può certo diventare, nemmeno il regime talebano arrivò a tanto.
4)Fare giustizia?
Quest’anno un talebano si è candidato come presidente della repubblica, due vice di Karzai sono criminali di guerra che secondo Human Rights Watch dovrebbero ora essere in carcere e non al governo, altri invece sono ministri e parlamentari. Se l’opinione pubblica in Europa e in America venisse informata del fatto saremo ancora disposti a mandare i loro figli a morire in Afghanistan?
5)Per ricostruire l’Afghanistan?
Dopo otto anni di guerra il centro di Kabul è ancora privo di illuminazione e strade asfaltate. Nella regione di Bamyan nel 2008 più di 200 persone sono morte a causa della mancanza di ospedali. Alcune statistiche: l’80% della popolazione è perennemente in pericolo a causa della mancanza di ospedali, secondo world food program (WFP) il 10% della popolazione quest’inverno rischierà di morire di fame, il 60% degli studenti studia all’aperto, non essendoci di fatto scuole ma solo insegnanti, il 30% delle donne inoltre muore in gravidanza o durante il parto, il 15% dei bambini in assenza di vaccini vengono colpiti dalla poliomelite ed in seguito dalla paralisi. Se davvero queste forze armate fossero in Afghanistan per ricostruire il paese nessuno farebbe loro del male, ma ovunque verebbero accolti con gioia, basti considerare le parole di Gino Strada in un intervista riportata il 17/09/2009 sull’Unità: “..Quanto ai soldi della cooperazione internazionale noi non abbiamo ricevuto una lira..Emergency lavora in afghanistan da dieci anni, abbiamo curato 2 milioni e 200 mila afghani, praticamente il 10% della popolazione…Per questo a Laskhargah (nota: una delle regioni più pericolose dell’Afghanistan) non è mai stato torto un capello al nostro personale internazionale…”

Ora traete voi le conclusioni..Davvero l’unico problema in questa guerra è cambiare strategia? Prima di cambiare strategia contate i talebani al governo, contate gli 80 000 morti del 2008 di cui solo il 5% talebani e considerate le mosse dell’antidemocratico Karzai. Prima che una storia di estremismo religioso, prima che una storia di guerra perpetua la storia dell’Afghanistan è una storia di petrolio e traffici di droga. Adesso che come me conoscete la reale situazione in cui verte il paese avrete ancora il coraggio di mandare i vostri figli a morire per gli interessi economici dei soliti noti?

Basir Ahang
giornalista freelance
www.selselah.blogfa.com

sabato 13 febbraio 2010

ونیز، سرد سرد

خسته ازطلاطم مدیترانه وقایق های سرگردان

کوچه هاش مملو ازمجسمه های مدرن

فرصت را غنیمت می داند

تاقرار مرگ

اینسو عزرائیل گمنام است

هراس ازدموکراسی همه را می بلعد

ومرد ازکوله بارغمش

بادنیایی از متانت

سرود شب میخواند

باید سرود

بایدخواند وباید نوشت

دنیای بی زبانی

روزهای تلخ

گیسوانی پژمرده

فکرهای پریشان

ذهن های ناقرار

رنگ تیره یی چشمانم را میریسد

سکوت بس است

درخت ضعیف کابل دیگرسبز نخواهد بود

برخیز عزیزم

سن مارکوی بزرگ با ابوهت تمام حضور سفیران جوانی را به نظاره نشسته است

صدای آشنای همه را به خیابان اورلند میخواند

مرگ، آری مرگ

لکه های خون شعر میخواند

کودک گرسنه، فراری ازجنگ

دلم شو ر میزند بادکنک را هوا کنم وروی آن بنویسم : باغبان دربازکن من مرد گل چین نیستم.

26/12/2008 شهرونیز بصیرآهنگ. تقدیم به روح ظاهر رضایی کودک 13 ساله افغانستانی که درشهرونیز درزیر لاستیک های کامیون جان داد


Venezia è fredda

Venezia è fredda,
Stanca delle turbolenze
E delle barche vagabonde de Mediterraneo
Le sue vie piene di manichini alla moda
Calcolano con precisione il tempo che vuoto scorre via
Fino all’ultimo suo appuntamento con la nera signora
Da queste parti è sconosciuto IZRAEL
Il divino timore della democrazia inghiotte tutti
All’uomo carico del suo piccolo bagaglio pesa la sua tristezza
Ma il suo mondo è pieno di dignità
Canta, ora , l’inno della notte
Un inno dovuto
Per necessità letto
Per necessità iscritto.
L’incomunicabile mondo
Con i suoi giorni amari
I capelli appassiti
La mente agitata
I pensieri intristiti
Un colore scuro mi lega gli occhi
Basta silenzio,
I martoriati alberi di Kabul non saranno mai più verdi
Alzati mio caro!
San Marco nella sua grandezza accoglie
I giovani ambasciatori presentatisi al suo cospetto
Una voce a tutti nota invita la gente in via Orlanda
E’ la morte a parlare.
Le gocce di sangue recitano poesie
Bimbo affamato, disertore di guerra
Il mio cuore un aquilone vuol far volare
E su di esso scrivere:
giardiniere, apri le porte del tuo giardino
io non sono un ladro di fiori
Io stesso mi sono fatto rosa.



scritta Basir Ahang il 26/12/08
tradotta da Nur nel maggio 2009
In onore di Zaher Rezai, ragazzo afgano minorenne che il 10/12/08 ha perso la vita sotto un camion a Mestre tenendo di sfuggire ai controlli della polizia di frontiera al porto di Venezia.

domenica 7 febbraio 2010

Immigrazione in Italia

Oggi l’immigrazione nella nostra società ormai è un movimento globale -gli immigrati e rifugiati hanno una grande importanza nel paese in cui vanno a livello economico e politico- che si è diffuso in tutto il mondo. Si parla sempre della situazione degli immigrati e rifugiati, la maggior parte di loro vengono della povertà, dei disagi del loro paese e cercano di fuggire e uscire dalla miseria, ingiustizia, disuguaglianza, e anche per salvare la propria vita dalla guerra che purtroppo ancora oggi c’è in alcuni paesi. Loro vengono con una grande speranza per realizzare il loro sogno in cerca di un futuro migliore, un lavoro e una vita dignitosa nel paese dove si parla dalla democrazia e dalla libertà d’espressione, dalla giustizia e uguaglianza, dove sono rispettati i diritti fondamentali dell’uomo e in particolare degli immigrati, dove sono accolti i rifugiati perseguitati nel loro paese, perché lottano contro ingiustizia, violenza e magari difendono i diritti delle donne e bambini. Oggi vediamo e sappiamo che in alcuni paesi ancora non sono riconosciuti i diritti degli uomini, donne e bambini e che ci sono anche delle violenze continue e negazioni dei diritti umani. Purtroppo spesso i diritti degli immigrati e rifugiati sono negati anche nei paesi liberi e democratici dove dicono che sia nata la democrazia e il principio di rispettare i diritti umani. In certi luoghi e ambienti gli immigrati non sono accettati facilmente, per il colore della pelle, etnia o nazionalità, sono presi in giro e delle volte anche minacciati. Alcuni immigrati vivono in una situazione veramente grave e difficile, hanno bisogno di un aiuto immediato, ma non sono aiutati sempre, perché non li ascoltano, mentre sempre hanno qualche messaggio da dare e mandare a tutto il mondo. Alcuni di loro essendo maggiorenni quando arrivano in Italia non si presentano alla polizia perché sanno già che saranno rispediti nel loro paese, quindi cosi cominciano clandestinamente a lavorare in nero, ovviamente per questo sono sfruttati e pagati molto poco, e si sentono addolorati e umiliati per questo. La regolarizzazione degli immigrati sarebbe vantaggioso sia per gli immigrati clandestini che per lo stato Italiano. L’Italia è un paese con una grande cultura, tradizione e con le sue più belle e famose città come Roma, ricca di storia antica, palazzi, monumenti, piazze, e come Milano, la città dalla moda e cosmopolita, e come Venezia, la città che si è dimostrata spesso accogliente verso immigrati e rifugiati ed è la città dei turisti in mezzo all’acqua, ricca di opere d’arte, e più bella al mondo. A livello internazionale l’Italia è uno dei paesi che accoglie gli immigrati conformemente alle leggi internazionali sull’immigrazione e alla sua Costituzione, che è divisa in cento trentanove articoli il secondo dei quali conferma il principio di uguaglianza, la solidarietà politica e sociale e il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo. Nonostante tutto questo in Italia ci sono delle leggi che sono ostili agli immigrati e vengono rispettati rigorosamente nei loro confronti. Per esempio adesso i permessi di soggiorni sono difficili da ottenere e rinnovare, durano per un periodo molto breve e i procedimenti sono molto lunghi. Bisogna aspettare molto tempo per ottenerli, e si richiedono tanti documenti certificati, e bolli da pagare. Queste leggi rendono più difficili la situazione dei giovani immigrati in Italia, per questo essi manifestano e vogliono farsi sentire e mandare il loro messaggio allo stato Italiano per far sapere in che condizione vivono, con la speranza d’essere aiutati e accolti. Purtroppo non riescono sempre a farlo e si possono trovare davanti la polizia e carabinieri l'intolleranza delle persone razziste: e questo può avere come conseguenza violenza e minacce, come a Rosarno dove ci sono stati degli scontri tra Italiani e immigrati. Oggi questo non dovrebbe succedere più perché viviamo in una società dove tutti hanno la libertà di esprimersi, parlare e dire tutto cioè che si pensa. Gli immigrati quando arrivano in Italia per la prima cosa desiderano essere accolti e riconosciuti legalmente dallo stato Italiano, ottenere i documenti e trovarsi un lavoro, ma purtroppo oggi per loro è molto difficile.
Spesso gli immigrati sono anche esclusi dei certi servizi che sono pubblici, per esempio nella biblioteca statale di Cremona chi non è residente in regione Lombardia non può usare il servizio d’internet più di 5 ore mensile, e invece chi ha la residenza in regione Lombardia può usare 25 ore al mese. Questa legge fino a qualche mese fa non c’era, quindi ciò mostra che le leggi in Italia quasi ogni mese vengono cambiate e fatte rispettare rigorosamente nei confronti degli immigrati.
Prima d'arrivare in Italia,pensavo che qui gli immigrati stessero bene, non pensavo che ci fossero degli odi verso gli immigrati, non credevo che gli immigrati fossero ritenuti un problema sociale e che alcuni li ritenessero un problema per l'occupazione.