venerdì 21 dicembre 2012

Afghanistan: oltre la guerra, un paese di storia e di cultura


Mercoledì 5 dicembre a Cremona presso il teatro Monteverdi si è svolta una serata di conversazioni, immagini e musica per offrire alla cittadinanza un'occasione di aggiornamento sull'attualità e la cultura afghana attraverso testimonianze dirette.
L'incontro è stato organizzato dalle associazioni “Immigrati cittadini” di S.Martino del Lago, da “Intercultura” centro locale di Cremona e dal gruppo dei ragazzi afghani e amici di Cremona, con la collaborazione del centro interculturale “Mondinsieme”del comune di Cremona, del Cisvol di Cremona e di UNHCR.

Dopo il saluto di Alfredo Gardani di “Intercultura”, di Rosanna Ciaceri di “Immigrati cittadini” e di Elena Bergamaschi di “Mondinsieme” a nome anche dell'amministrazione comunale di Cremona, Maddalena Bodini studentessa universitaria di "storia contemporanea" ha delineato il profilo dei relatori e successivamente dato la parola a ciascuno di essi.

Ha aperto l'incontro Rohullah Taqavi, che da tre anni è in Italia dove ha ottenuto lo status di rifugiato. Egli ha raccontato della sua attività sociale in campo sanitario e educativo svolta in Afghanistan. Proprio per questo con i suoi fratelli ha subito pesanti persecuzioni, ma non ha mai dimenticato questa attività e continua a seguirla a distanza e a praticarla anche nel nostro paese. Rohullah ci ha raccontato anche della passione per lo studio e la cultura dei ragazzi e delle ragazze della sua regione di provenienza, pur fra mille difficoltà e discriminazioni di cui sono oggetto a causa dell'appartenenza a un gruppo etnico o al genere femminile.

Nur Mutahari, studente e blogger, da sei anni nella nostra città, ha frequentato le scuole superiori “Ala Ponzone” e “ J.Torriani” di Cremona, dove quest'anno si è diplomato come perito in elettronica e telecomunicazioni. Egli ha accennato alle tappe del suo viaggio dall'Afghanistan all'Italia, un'esperienza che accomuna molti afghani in viaggi lunghi pericolosi e spesso tragici, ben descritti in libri di grande diffusione come “Nel mare ci sono i coccodrilli”e film”Cose di questo mondo”. Si è poi soffermato sulle difficoltà di un ragazzo arrivato in Italia solo e minorenne. Qui ha dovuto affrontare i problemi dovuti alla burocrazia, alla lingua, alla necessità di trovare con la maggiore età fonti di sostentamento mentre studiava. Ma qui ha anche potuto creare una solida rete di amicizia e reciproco aiuto che per lui sono la ricchezza degli uomini. Così, grazie alla fiducia che gli è stata concessa dalle persone, dalle istituzioni ed anche dalla sua volontà di migliorare la sua situazione, è potuto passare da una vita comunitaria regolamentata ad una vita autonoma.

Successivamente Francesca Grisot, dottore di ricerca in Lingue Culture e Società presso l'Università Ca' Foscari Venezia e docente a contratto in carica presso l'Università IUSVE, ha letto un brano tratto dal suo libro di prossima pubblicazione (Milella Edizioni), ripercorrendo la storia di persecuzione e migrazione che ha visto -e vede tuttora- protagonista il popolo Hazara in Afghanistan e nei Paesi limitrofi. Nel corso della ricerca dottorale, la studiosa si è occupata in particolare di sedicenti minorenni afghani richiedenti asilo in Europa, evidenziando come la fuga dalle persecuzioni abbia un ruolo fondamentale nell'elaborazione di politiche identitarie e di resistenza proprie della minoranza hazara. Come forma di resistenza alle discriminazioni subite per generazioni, infatti, gli Hazara hanno sviluppato una strategia di riscatto che passa attraverso l'istruzione, il riconoscimento del ruolo della donna nella società e la sempre più forte consapevolezza della propria identità culturale.

L'intervento di Adelaide Zambusi, esperta in diritto internazionale e coordinatrice F2F UNHCR Nord Italia, ha presentato e promosso le iniziative dell'Agenzia dell'ONU per i rifugiati. Ha ricordato quanto siano imponenti i movimenti migratori causati da guerre e persecuzioni, di quanta sofferenza essi generano e di come UNHCR sia impegnata sul territorio afgano dal supporto in emergenza all’attuazione delle soluzioni durevoli. Proprio in Afghanistan UNHCR ha condotto la più grande operazione di rimpatrio volontario.

Basir Ahang - giornalista e rifugiato politico in Italia dal 2008 che scrive in persiano per la BBC e in inglese e italiano per vari siti che si occupano di diritti umani - insieme a Amin Wahidi - regista cinematografico e autore di vari cortometraggi, nato a Kabul ma ora residente a Milano - attraverso immagini e video hanno sintetizzato la storia degli ultimi trent'anni in Afghanistan, dall'invasione russa all'attuale presenza delle forze militari internazionali, e hanno prefigurato scenari futuri in relazione alla situazione che il paese affronterà con il disimpegno delle forze internazionali nel 2014.

Amin Wahidi ha poi presentato il suo cortometraggio dal titolo ''Tresure in the Ruins'' in cui racconta dello stato di abbandono, della sofferenza e della volontà di sopravvivenza di bambini orfani di Kabul, che possano molto tempo dei loro giorni tra le rovine della città in cerca di oggetti e di ricordi.

In conclusione Rohullah Taqavi per il pubblico che ha seguito con attenzione e empatia l'intera serata, ha suonato alcuni motivi afgani con il suo ''dambura'', strumento tradizionale a due corde che si è autocostruito in Italia.

Purtroppo a causa della densità del programma è mancato il tempo per approfondire la discussione e rispondere, se non a qualche domanda del pubblico. Ma il gruppo dei ragazzi afghanistani e amici di Cremona si propone di mantenere i contatti con quanti sono intervenuti e si vogliono interessare dall'Afghanistan in termini di storia, cultura e solidarietà e di preparare nuove occasioni di incontro.