domenica 10 luglio 2011

Una manifestazione pacifica contro i crimini commessi contro l'umanità.

Un centinaio di ragazzi Afghani dell'etnia Hazara insieme ad alcuni cittadini italiani hanno manifestato pacificamente a Milano, condannando i brutali attacchi dei kuchi (nomadi) Talebani nell’area Hazara di Nahur in provincia di Ghazni, a Behsud e nella provincia di Maidan.
La manifestazione, tenutasi a Milano in piazza duca d'Aosta sabato 9 luglio, ha avuto inizio alle ore 16 ed è finita alle 19.
la manifestazione si è tenuta anche in Australia,nei Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Canada .
Gli slogan sono stati scanditi in tre lingue: Farsi (Dari), Italiano e Inglese.
I dimostranti urlavano:
”Si alla pace No ai Talibani in Afghanistan”
“Fermiamo il genocidio degli Hazara”
“Stop killing Hazara”
“Vogliamo Pace”
“Vogliamo democrazia, giustizia e libertà in Afghanistan”
“Basta la guerra in Afghanistan”
“I Kuchi devono essere disarmati al più presto”
“Il nomadismo dei Kuchi e nemico della civilizzazione”

Gli Hazara sono uno delle etnie principale dell'Afghanistan che forma più o meno il 25% della popolazione, di confessione sciita e per questo da secoli perseguitati e massacrati.
E’ difficile crederlo, ma sono quasi 150 anni che questa popolazione, vive in un regime se non di aperta persecuzione, almeno di emarginazione. I problemi infatti non risalgono soltanto al periodo della pulizia etnica tentata dal regime talebano tra il 1997 e il 2001, ma già al secolo XIX.
I dimostranti chiedevano alla comunità internazionale, al governo e ai funzionari italiani di interrompere il loro silenzio, di fermare questi crimini e le violenze, poichè il loro compito in Afghanistan è quello di fermare le violenze e i crimini e non di appoggiare il governo corrotto di Karzai, e di portare pace democrazia e libertà in questo paese.
Come hanno affermato i manifestanti, Karzai stesso in questi ultimi anni, non ha fatto altro che supportare i kuchi in virtù della loro comune etnia.
Li ha mandati nelle aree abitate dagli Hazara al fine di mettere gli abitanti sotto pressione e fermare così il processo di democratizzazione da loro stessi messo in atto. Per questo motivo i manifestanti considerano il governo Afghano complice del fondamentalismo, del razzismo e del terrorismo in Afghanistan, e contro tutto questo i manifestanti hanno mostrato la loro indignazione a questi sanguinosi attacchi.
Gli Hazara rappresentano l’unico muro contro l’estremismo e il fondamentalismo in Afghanistan ed è per questo motivo che necessitano del supporto della Comunità Internazionale. E' da tempo che i nomadi Kuchi Talibani, armati fino ai denti, ogni primavera invadono e attaccano i vari villaggi abitai degli Hazara, saccheggiando le loro proprità, bruciandone le case ed uccidendo donne e bambini: la situazione è diventata molto più grave da quando i Talibani si sono uniti a loro.
Il governo Afghano di fronte a tutti questi crimini rimane in silenzio appoggiando e fornendo loro degli armamenti pesanti. Da quando Karzai ha intrapreso un dialogo, diretto ed indiretto, coi Talibani, e ha promosso un processo di riconciliazione per farli ritornare al potere, nonostante tutti i crimini che hanno commesso contro l'umanità, ogni giorno che passa c'è l’incubo del ritorno dei talebani e la paura del grande terrore sempre crescente, perchè i talebani sono contro ogni forma di democrazia e la popolazione conosce ciò che che sta accadendo e ciò che accadrà quando saranno loro nuovamente al potere.
I manifestanti hanno espresso che il silenzio del Presidente Karzai e delle forze internazionale, secondo loro, è inquietante, come inquietante è stata la risposta dell'ambasciata statunitense in Afghanistan, che ha definito questo fatto drammatico, una disputa tra popolo Hazara e Kochi. Se il massacro di una popolazione disarmata da parte di un gruppo di terroristi si può definire disputa, allora dobbiamo rivedere l'intero significato delle parole. Chiamiamo questi eventi con il loro nome: genocidio e pulizia etnica.
I dimostranti hanno inoltre condannato la legge che impedisce ai talebani di essere perseguiti e puniti in quanto criminali di guerra, perdonando i terroristi e offrendogli questi privilegi il numero dei gruppi terroristici aumenterà e questi porteranno ancora una volta il paese verso la guerra civile come quella del 1990.
Per conoscere chi sono i kuchi nomadi Talibani dobbiamo far ritorno al 1880, all'epoca del re Abdul Rahman Khan, che prese il potere e lo esercitò in maniera assoluta, pretendendo di governare il paese come un tiranno.
Ma gli Hazara si opposero ai suoi piani quando lui emanò una fatwa (legge) cion la quale dichiarò che gli Hazara non sono mussulmani veri poichè sono musulmani sciiti anziché sunniti: così ordinò un massacro che portò ad una vera e propria pulizia etnica. Nell'arco di un decennio circa il 62%  della popolazione Hazara fu eliminata. Per i pochi superstiti rimasti il re emanò un'altra fatwa in cui veniva dichiarato che gli Hazara sarebbero dovuti rimanere schiavi e li privò dei diritti essenziali incluso lo studio. Per evitare che gli hazara si potessero riorganizzare e ribellare nei confronti delle sue leggi formò il gruppo dei kuchi nomadi Pashton ai quali diede armi ed ordinò loro di attaccare i villaggi degli Hazara per distruggerne l’agricolutra e privarli così dei mezzi di sussistenza al fine di cacciarli definitivamente dall’Afghanistan.
Le persone che hanno partecipato alla manifestazione di Milano portavano striscioni e diverse fotografie, come quella di Jawad Zuhak, il popolare capo del consiglio provinciale di Bamyan, rapito e ucciso nel giugno di quest'anno dai talebani. I dimostranti hanno chiesto giustizia ed un processo per gli assassini di Jawad Zuhak. I dimostranti hanno ribadito che il loro desiderio è sempre stato che in Afghanistan ci fosse la pace e che tutta la popolazione di questa terra potesse essere uguale di fronte alla legge senza nessuna distinzione etnica.
Gli Hazara hanno sempre creduto nella pace e nella democrazia e nel progresso attraverso forme di fratellanza tra le varie etnie del paese ed una positiva e libera competizione per portare l’Afghanistan verso la strada dello sviluppo, ma sono sempre stati minacciati dai fondamentalisti e dagli estremisti che hanno ucciso molti di loro.
Alla fine i dimostranti hanno rivolto un messaggio alla comunità internazionale per fare pressione sul governo di Karzai, per fermare questi crimini, e soprattutto al popolo e governo italiano perchè mantenga la sua promessa, fatta durante la conferenza di Roma nel 2007 sull'Afghanistan, nella quale l'Italia si impegnava per migliorare il sistema giudiziario afghano e promuovere lo stato di diritto in Afghanistan.







domenica 5 giugno 2011

AFGHANISTAN: geografia, storia, problemi politici e sociali

L’Afghanistan è un paese montuoso situato nell’Asia centrale, la cui rilevanza geopolitica all’interno del continente asiatico si è storicamente palesata.
Esso occupa una superficie di 652 255 chilometri quadrati, con una popolazione di 32 milioni di persone e può a ragione esser definito un paese multietnico. Tale composizione multietnica è stata fonte di arricchimento culturale ma anche di problematiche concernenti la vita politica del Paese. Sono state proprio
le divisioni etniche, infatti, a corroborare il controllo delle superpotenze orientali –occidentali e a consentir loro l’instaurazione di governi autonomi.
In molteplici occasioni, inoltre, sono state le stesse superpotenze a fomentare conflitti tra etnie che avevano precedentemente trovato un modo di vivere pacificamente insieme.
Ogni fase della storia dell’Afghanistan è costellata di drammatici episodi come questo, gli interventi stranieri, infatti, hanno da sempre utilizzato le differenze etniche e religiose per scopi politici e strategici, giungendo talvolta a drammatici episodi di pulizia etnica.
Fino al 1747 l’Afghanistan era chiamato “Khorasan”, ma in quell’anno Ahmad Shah Durani dopo aver preso il potere decise di conferire al paese il nome della propria etnia.
Lingue ed etnie
In Afghanistan esistono circa 10 lingue con 31 differenti pronunce tra quelle
finora conosciute. Le più importanti sono: Farsi, Pashtu, Uzbeko, Turkmeno, Nuristano, Beluci e Pashaie.
I principali gruppi etnici, invece, sono i Pashtun, i Tajiki, gli Hazara e gli Uzbeki.
I Pashtun costituiscono il 36 % della popolazione, vivono in prevalenza al sud, parlano la lingua Pashtu e dal punto di vista religioso sono storicamente musulmani sunniti.
Essi mantengono il potere dal 1747 e in determinati periodi storici i loro maggiori esponenti hanno tentato di modificare o cancellare i diritti principali di chi non appartiene alla loro etnia. Per questo motivo in disparate occasioni le altre etnie, combatterono contro i Pashtun affrontando penose persecuzioni a sfondo razziale e tragiche uccisioni, al solo scopo di difendere la propria esistenza ed identità culturale.
Una parte dei Pashtun vive tuttora di nomadismo: ogni anno, con i primi caldi, all’inizio della primavera migrano dal sud verso le zone più verdi del nord dell’Afghanistan, attraversando con carri e greggi proprietà private e calpestando prepotentemente le terre coltivate dalle popolazioni stanziali.
Per questo motivo essi suscitano spesse volte, disagi e contese, che sfociano talvolta in macabri massacri.
Per i Pashtun nomadi, l’istruzione e l’educazione non sono rilevanti, mentre lo è invece per la popolazione residente nelle città.
Proprio a causa di tale noncuranza, nelle regioni da essi popolati anche i capi, gli ufficiali e i rappresentanti del governo sono in gran parte analfabeti.
I Tajiki vivono nelle regioni settentrionali dell’Afghanistan e costituiscono circa il 24% della popolazione. In passato i Tajiki come gli Hazara e gli Uzbeki sono stati perseguitati e discriminati per motivi razziali. Durante il primo governo di
Zaher Shah, la popolazione appartenente a quest’etnia è stata interamente deportata in alcune zone delle Regioni di Takhar e Kundez, affinché le loro terre potessero esser cedute ai Pashtun. I Tajiki discendono dagli Ariyan e sono di religione sunnita, la stessa dell’etnia Pashtun, particolare questo, che ha consentito loro di sopravvivere in molteplici occasioni.
Gli Hazara abitano nella regione centrale dell’Afghanistan e rappresentano più del 25% della popolazione, hanno caratteristiche somatiche affini ai popoli dell’Asia centrale. Alcuni storici sostengono che essi discendano direttamente dall’esercito di Gengis Khan. Quest’interpretazione della storia tuttavia è errata, in quanto gli Hazara vivevano in Afghanistan prima della conquista da parte dei Mongoli, anche se non vi è dubbio che essi abbiano tratti somatici somiglianti a quelli dei Mongoli, come del resto, molti abitanti dell’Asia centrale. Attaccati dai Mongoli, gli Hazara combatterono valorosamente, ma una volta sconfitti, nella loro regione rimase parte dell’esercito di Gengis Khan e ciò portò nel tempo alla compresenza e successiva mescolanza di vinti e vincitori.
In tempi antichi gli Hazara ebbero un governo indipendente e una dinastia di imperatori chiamati Sherane Bamiyan, la cui capitale era Welloyat Bamiyan. Prima della conquista araba dell’Afghanistan e dell’arrivo della religione islamica, questo popolo era di fede zoroastriana e successivamente buddista come testimoniavano le statue di Bamiyan distrutte dai Talebani nel 2001. Queste due grandi statue rupestri, una maschile alta 54 metri chiamata Salsal e l’altra femminile alta 36 metri, erano riconosciute tra le opere artistiche più importanti e rappresentative dell’identità culturale degli Hazara, nonché appartenenti all’eredità culturale umana.
In diverse occasioni, gli Hazara, sono stati oggetto di persecuzioni e massacrati dagli stessi loro governanti. Nel 1832, ad esempio, Abdurrahman Khan uccise il 62% degli Hazara ed anche nel periodo del regime talebano avvennero stragi nelle città di Bamiyan, Mazari Sharif, Ghazni e Kabul.
Tali nefandezze necessitano di rimanere nella storia con il loro nome: pulizia etnica e genocidio.
Gli Uzbeki discendono dalle tribù che nel VII secolo arrivarono in Afghanistan dalla Turchia, dall’ Azerbaijan e dall’Uzbekistan, ma col trascorrere del tempo essi vissero a fianco degli Hazara e stabilirono con loro buone relazioni sociali. Gli Uzbeki vivono nelle regioni settentrionali e presso i confini dei paesi dell’Asia centrale, parlano la lingua uzbeka (somigliante al turco) e costituiscono il 10% della popolazione dell’intero paese. Gli Uzbeki come gli Hazara e i Tajiki dopo la presa di potere da parte dei pashtun nel 1747, vivono come uomini di seconda categoria, senza aver mai potuto godere appieno dei diritti politici e sociali. Anche questo è uno dei fattori che tuttora alimentano la guerra nel paese, i gruppi etnici minoritari infatti, si sentono oppressi e aspirano a diventare cittadini afghani a pieni diritti, mentre il gruppo dominante cerca di mantenere per sé privilegi ereditati dai loro padri.
Divisione amministrativa dell’Afghanistan
Dal punto di vista amministrativo, l’Afghanistan è diviso in 34 regioni, chiamate “welloyat”. Anche tale divisione comporta discriminazioni, nella costituzione afghana infatti, le divisioni amministrative sono basate sul numero di abitanti, tuttavia, mentre le regioni del sud poco popolose sono abitate dai Pashtun, le altre hanno il doppio degli abitanti.

domenica 20 marzo 2011

Che cosa è il Nawrooz?


La parola di Nawrooz in( Persiano نوروز) è composta da due parole separate, Naw nuovo e Rooz giorno, quindi il Nawrooz letteralmente significa il Nuovo Giorno. Si riferisce al festival che celebra l'avvento della nuova stagione di primavera o l'anno nuovo. E 'stato celebrato in Khorasan fin dai tempi antichi. Anche se, profondamente radicati nelle tradizioni pre-zoroastriano di ariani, la celebrazione Nawrooz è comunemente creduto di essere attaccato alla fede zoroastriana.
Stando ai fatti archeologici, il territorio a sud del fiume Oxus è stato abitato da grande gruppo di persone per almeno cinque mila anni. Queste persone sono noti per essere i primi coloni che hanno formato le comunità e ha stabilito la città più antica del mondo, la città di Balkh che oggi si trova in Afghanistan. Vivevano in fortificata città murata con fiorente vita sociale, costumi e tradizioni. La loro occupazione principale era l'agricoltura e l'allevamento del bestiame. Questa regione ha una specifica molto distinto quattro stagioni. Primavera, estate, autunno e inverno. La primavera, dopo una dura tre mesi dell'inverno, era un segno di benvenuto e un periodo di diventare attivi in agricoltura e altri aspetti della vita. Pertanto, i nostri antenati stavano celebrando l'avvento della primavera, come simbolo di rinascita e di sollievo dalla durezza dell'inverno.
La venuta di Zoroastro ha aggiunto una nuova dimensione a questa tradizione già vecchio. Secondo fonti religiose, Zoroastro è nato in primavera quando la neve scongelata, piogge è venuto, le acque fluivano, alberi fioriti e piante crescevano. Così l'antica tradizione Nawrooz coincide anche con la nascita del grande profeta. Zardusht o Zoroastro era un tagiko e il figlio delle stesse persone che hanno festeggiato il nuovo anno per un lungo periodo. Zoroastro è nato nella città di Balkh limitato. Il suo insegnamento, molti storici ritengono, ha avuto influenze dirette o indirette per lo sviluppo di tre religioni, ebraismo, cristianesimo e Islam. Zoroastro fu il fondatore di questa grande religione monoteista del mondo antico che è diventato famoso dopo che il suo nome Zardushti o Zoroastro.
In tutto zoroastriani che ha prodotto la vita, protetto e arricchito era considerata buona. Ogni fenomeno naturale che è stato benefico per l'uomo come il sole, terra, acqua, cielo, gli animali, le piante erano tutte buone. Così avrebbe celebrato l'arrivo della primavera in tale spirito di festa e di gioia. La primavera nella cultura persiana(Afghana, Iraniana)è sempre stata considerata come un momento di cambiamento e di rinnovamento, un tempo per la rinascita della vita in un ciclo continuo di fine e rinascita.
Il nostro popolo ha celebrato Nawrooz per migliaia di anni. Durante il corso del tempo queste celebrazioni erano a volte molto elaborati che estende a giorni con feste numerose e talvolta non così elaborati. Tuttavia, queste celebrazioni attraverso i secoli hanno caratteristiche più comune che differenze. Nawrooz è sempre stato un momento di felicità, gioia e solidarietà con le famiglie, i parenti e la comunità. E 'un momento per la musica, la danza, la gioia e la felicità.
Prima dell'arrivo di Nawrooz, la gente farebbe nuovi vestiti, pulire e riordinare la casa e fare un tipo di bevanda, mettendo diversi frutta secca in acqua per pochi giorni. Hanno anche germogliare le piante in vaso speciale a partire da sementi di frumento. Questa pianta è usata per fare un piatto chiamato Samanak. La preparazione di questo piatto speciale ha bisogno di lunghe ore e fornire l'occasione per alcuni momenti gioiosi dove le signore trascorrerono del tempo insieme cottura, il canto e solo essere felice. La notte del Nawrooz tra molti piatti, Halva ,Sabzi Chalow (vegetali verdi e riso bianco) è tradizionalmente comune.
Nawrooz è anche un momento di incontro e di parenti di altre persone e di riparazione e di rinnovare i rapporti spezzati. Il popolo Nawrooz congratularsi a vicenda con le parole, Nawrooz-e-tan Mubarak (happy Nawrooz) o Sal-e-Naw-e-tan Mubarak (felice anno nuovo), (Eide-Tan Mubarak)(felice nuovo anno a te);Nwrooze-tan pirooz:(auguri di un prospero anno nuovo), si stringono la mano e si abbracciano. Intorno al periodo di Nawrooz, le famiglie vanno a rendere omaggio ai loro cari che non sono più tra di loro e pregare per loro. Inoltre, si recano al santuario di religiosi e di ogni accendere una candela, in uno scaffale speciale scavata nel muro, in loro onore.
Nella città di Balkh il Mayl e-Gul-e-Surkh (Fiore Rosso Pic-nic) è un occasione importante per la celebrazione della Nawrooz. Durante Nawrooz tulipani selvatici rosso che rendono le scene abbastanza irresistibile che coprono le pianure settentrionali del nostro paese. Le persone tendono a trascorrere il tempo nella natura e godere della bellezza naturale della loro città. Un'altra festa incredibile Nawrooz è l'innalzamento della bandiera sulla tomba presunta di Ali, cugino e genero del profeta Maometto. Il 21 marzo, un banner è sollevata sulla sua tomba per annunciare l'inizio della primavera e la venuta del nuovo anno. La posizione tomba di Ali a Balkh è soggetto a speculazione e non vi è alcuna prova che egli sia effettivamente sepolto lì. Al contrario ci sono voci che in realtà era un tempio zoroastriano o qualche luogo importante per zoroastriani forse anche il luogo di sepoltura di Zoroastro stesso. Quindi, per evitare la sua distruzione in mano degli arabi che passò come la tomba di Ali. E 'piuttosto un argomento di sua iniziativa. In quale misura è vero deve ancora essere scoperto.
L'avvento dell'Islam e occupazione araba hanno profondamente colpito tutti facciate dei paesi conquistati. Molte nazioni hanno ceduto a questa occupazione araba e influenze. Nel tempo queste influenze arabe erano tanto che le nazioni occupate divenne arabi e sono diventati noti come le nazioni arabe. Egitto, Siria e Iraq non erano in origine gli arabi, ma i nomadi dei deserti arabi completamente distrutto le loro culture e lingue. Fortunatamente, la nostra grande nazione resiliente sopravvissuto alla prova del tempo e conservato i loro costumi amati e tradizione. In caso contrario, ci sarebbe ora un altro nel gruppo "arabo". Nawrooz troppo è stata oggetto di brutale repressione arabi, ma è sopravvissuto. Noi dobbiamo la nostra identità, la nostra cultura e le tradizioni per i nostri antenati resiliente. Ora è nostra responsabilità di preservare la nostra tradizione e la passano le generazioni future.

giovedì 10 marzo 2011

I Buddha perduti


I Buddha di Bamiyan erano due enormi statue del Buddha scolpite da una setta buddista nelle pareti di roccia della valle di Bamiyan, in Afghanistan, a circa 230 chilometri dalla capitale Kabul e ad un'altezza di circa 2500 metri; una delle due statue, il maschio Salsal, era alto 56 metri e risaliva a 1500 anni fa, la piccola femmina Shamam era alta 53 metri ed aveva 1800 anni.
Bamiyan si trova sul percorso della Via della seta ed è un esempio importante di un territorio culturale che illustra un significante periodo del buddhismo. La via della seta era un itinerario mercantile che univa i mercati della Cina con quelli dell'Asia centrale e meridionale, del Medio Oriente e dell'Europa. Fu la sede di numerosi monasteri buddhisti e un florido centro religioso, filosofico e artistico dal II secolo in poi, fino alla conquista islamica del IX secolo.

La Valle di Bamiyan è l'espressione monumentale massima del buddhismo occidentale. È stato anche un importante centro di pellegrinaggio per molti secoli. I resti della valle sono testimonianza dello scambio culturale tra arte indiana, ellenistica, romana, sasanide e alla base dell'espressione artistica della scuola Gandhara.
Dieci anni fa i nemici dell'umanità, della cultura e della civiltà, contemporaneamente alla uccisione sistematica degli Hazara in varie parti del paese, come a Mazari Sharif, a Yakawlang e a Bamiyan, hanno demolito saccheggiando i beni e le proprietà e gli effetti e demolendo i segni della cultura e della civiltà, hanno messo mano alla distruzione delle due più grandi opere della storia dell'Afghanistan,infatti le due statue di Buddha nel cuore della montagna nella valle di Bamiyan così il mondo ha perso i due spettri neri, due ombre gigantesche profilate dal sole sul costone della montagna.
Metamorfosi, contraffazione, distruzione della cultura, della civiltà, e dell'identità nazionale: questa è stata la politica originaria e sostenuta da questi nemici dell'umanità. Quest'opera è portata avanti ancora oggi dai loro figli.
I rapporti documentati delle associazioni in difesa dei diritti dell'uomo, come Amnesty international e Human right watch, testimoniano che i criminali avevano come obbiettivo principale la distruzione completa dell'etnia degli Hazara: la Valle di Bamiyan è tutta abitata da questa etnia. Le due statue avevano una grande importanza per gli Hazara, ifatti, esse erano la tetimonianza e i segni vivi dell'arte, della civiltà, della cultura e della storia millenaria di questo popolo.
Gli Hazara apprezzavano molto le due grande statue gigantesche, quindi per i talibani c'era una ragione in più per distruggere le due opere più importanti e significative del paese. Questa persecuzione e l'odio nei confronti degli Hazara ha avuto origine più di un secolo fa in Afghanistan e purtroppo tutto questo ancora oggi continua.
Il 9 marzo 2001 i talibani dopo la preghiera di venerdi hanno aperto il fuoco verso le due statue di Buddha per due giorni e notte interi finchè sono riuscite a distruggere Salsal a Shamama.

La sera del 11 marzo, con l'ordine del leader Mullah Omar i Talebani si accingono a demolire le gigantesche strutture considereate figure inanimate e una forma di idolatria nonastante continue proteste e appelli della comunità internazionale e delle dure parole dell'Unesco, ma i Talebani hanno risposto alle accuse dichiarando di non riconoscere le statue come bene culturale.
Essi dichiarano inoltre che tutte le statue del paese devono essere distrutte perché queste statue sono state in passato usate come idoli dagli infedeli. Sono ora onorate e possono tornare a essere idoli in futuro. Nessuna dinastia islamica, in passato si sognò mai di abbattere le raffigurazioni artistico-religiose del passato preislamico, ma loro oltre la distruzione di due Buddha hanno bandito ogni forma di raffigurazione: musica, sport, televisione. Tuttavia, abbiamo mantenuto la nostra speranza di rivedere un giorno le due gigantesche statue stare di nuovo in piedi.
La loro ombra è ancora lì che si allunga dentro la montagna. Al tramonto appaiono da lontano come in un miraggio, maestosi, scolpiti tra le rocce che l'ultima luce fa diventare prima di un rosa pallido e poi di un rosso fuoco. Sono ancora lì i due Buddha che non ci sono più. È come se non li avessero mai abbattuti, è come se dopo la fuga dei Talibani loro fossero tornati a dominare la magnifica valle di Bamyan incastrata tra le vette aguzze e imbiancate dell'Afghanistan. Nel 2003 le due statue gigantesche vengono inserite all'intera zona archeologica circostante e al paesaggio culturale, nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO, che si è impegnata, insieme ad altre nazioni, per la ricostruzione delle due statue.
Ora gli scienziati dell'Università di Monaco hanno esaminato frammenti di statue e concluso che è possibile che uno di loro potrebbe essere ricostruita. La statua femmina sarebbe la prima ad essere ricostruita e ci auguriamo la stessa cosa per il suo compagno. Con questa notizia, i sostenitori di questo patrimonio mondiale dell'Unesco sono diventati la speranza che la Valle di Bamiyan riacquisterà le sue due statue gigantesche, una volta fiorente come un importante centro del buddismo.