giovedì 17 giugno 2010

La protesta tenuta dai ragazzi Afghani “Hazara” a Milano (Italia) contro i feroci attacchi dei Kochi, nomadi Taliban, nei distretti di Behsood, Nahur







Domenica 6 giugno centinaia di ragazzi Afghani “Hazara” insieme a numerosi cittadini Italiani, membri di varie organizzazioni che si battono contro il razzismo, si sono uniti, per dare vita a una manifestazione pacifica, che si è tenuta in piazza Duca d’Aosta nei pressi della stazione centrale di Milano. Il carattere internazionale dell'evento è stato sottolineato dal fatto che i vari comunicati venivano dati da tre oratori diversi in tre lingue: Dari (Afghano-Persiano), Italiano e Inglese.
La lettura di alcuni componimenti poetici in ricordo delle vittime di Behsood ha rappresentato per tutti il momento più toccante.
In piazza Duca d'Aosta quanti hanno a cuore il rispetto dei diritti umani hanno voluto esprimere, innanzitutto, la propria solidarietà nei confronti delle vittime dei recenti attacchi nei distretti di Behsood Daimirdad e Nahur.
In oltre i manifestanti hanno inteso condannare gli spietati attacchi dei Kuchi, nomadi Talebani, ai danni di villaggi, che sono abitati in prevalenza dagli Hazara, denunciando pubblicamente il genocidio di tale gruppo etnico in Afghanistan.
Il raduno ha avuto inizio alle ore 15 ed è terminato pacificamente alle ore 18 con la lettura di una dichiarazione finale in 11 articoli, attraverso la quale si è inteso chiedere al Governo italiano di prendere in considerazione di ritirare l’appoggio diplomatico nei confronti di un governo, come quello afghano, che collabora al genocidio di una parte della sua stessa popolazione. Per tre ore si è posto l'accento sulla necessità che in Afghanistan si giunga, finalmente alla pace. Al termine della manifestazione è parso chiaro che la pacificazione passa attraverso una politica di giustizia, che esalti lo spirito di fratellanza fra le varie etnie che formano la nazione Afghana: Pashtoon, Hazara, Tajiki e Uzbeki, Indù sono stati ricordati con rispetto, assieme a tutti gli altri cittadini Afghani.
A Milano tutte le componenti, spesso litigiose, dell'Afghanistan hanno ritrovato la concordia nel condannare le crudeli azioni dei Taliban, che hanno tolto la vita a numerosi innocenti.
Vari slogan hanno bene espresso i sentimenti della piccola folla:
“Basta con la violenza!”
“Desistere dal terrore!”
“Fermiamo la guerra!”
“Alt all’uccisione degli innocenti!”
“Smettete di uccidere gli Hazara!”
“Vogliamo la pace!”
“Vogliamo giustizia!”
Anche le scritte su stendardi e striscioni (in tre lingue diverse) gridavano:
“Behsood arde sotto al fuoco! Salva Behsood! Salva l’umanità!”
“USA, NATO e ISAF interrompete il vostro silenzio in Afghanistan!”
“I Kochi attaccano, i Talibani appoggiano, Karzai solo guarda”
“I Kochi nomadi dovrebbero essere disarmati come tutti gli altri cittadini portatori d’armi illegali!”
“I Kochi dovrebbero essere collocati in un territorio particolare in base all’articolo 14 della costituzione Afghana”.
“Il nomadismo è nemico della civilizzazione!”
“Karzai non dovrebbe più appoggiare i terroristi!”
“Dialogare coni i Talibani significa ignorare i loro crimini contro i diritti umani!”

Oltre alla solidarietà alle vittime di Behsood numerosi manifestanti, infatti, hanno espresso la loro contrarietà alla nuova politica del Governo Karzai. Alla luce delle ultime stragi talebane, per loro, appare assai stridente il tentativo di Kabul di favorire l'ingresso nel governo dei Talebani, anche in nome del “dialogo di pace”.
Col ritorno al potere dei Talebani, tra l'altro, si dovrebbe aprire un dibattito sulle reali motivazioni che hanno spinto l'Isaf e la Nato a muovere guerra, proprio contro il regime talebano.
La proposta di Karzai non farebbe che evidenziare i limiti della neonata democrazia e gli errori già compiuti sulla strada della pacificazione dell’Afghanistan.
Un manifestante ha espresso il timore che i Talebani al governo possano imporre un ritorno indietro dell'Afghanistan, rispetto alle, recentemente conquistate, libertà democratiche.
A dare maggior forza alla protesta, venerdì 4 giugno, gli Hazara, che vivono nell’est degli Stati Uniti d'America, si erano radunati davanti alla sede delle Nazioni Unite a New York, per denunciare le ingiustizie in Afghanistan e il massacro degli Hazara da parte degli “amici” di Karzai.
Gli Hazara sparsi nel mondo continueranno con la loro protesta, affinché si trovi una soluzione alle stragi. Essi non cesseranno di chiedere che la comunità internazionale faccia pressione sul governo afghano affinché si decida a difendere i loro connazionali dalla minaccia dei Kochi.

















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