domenica 10 luglio 2011

Una manifestazione pacifica contro i crimini commessi contro l'umanità.

Un centinaio di ragazzi Afghani dell'etnia Hazara insieme ad alcuni cittadini italiani hanno manifestato pacificamente a Milano, condannando i brutali attacchi dei kuchi (nomadi) Talebani nell’area Hazara di Nahur in provincia di Ghazni, a Behsud e nella provincia di Maidan.
La manifestazione, tenutasi a Milano in piazza duca d'Aosta sabato 9 luglio, ha avuto inizio alle ore 16 ed è finita alle 19.
la manifestazione si è tenuta anche in Australia,nei Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Canada .
Gli slogan sono stati scanditi in tre lingue: Farsi (Dari), Italiano e Inglese.
I dimostranti urlavano:
”Si alla pace No ai Talibani in Afghanistan”
“Fermiamo il genocidio degli Hazara”
“Stop killing Hazara”
“Vogliamo Pace”
“Vogliamo democrazia, giustizia e libertà in Afghanistan”
“Basta la guerra in Afghanistan”
“I Kuchi devono essere disarmati al più presto”
“Il nomadismo dei Kuchi e nemico della civilizzazione”

Gli Hazara sono uno delle etnie principale dell'Afghanistan che forma più o meno il 25% della popolazione, di confessione sciita e per questo da secoli perseguitati e massacrati.
E’ difficile crederlo, ma sono quasi 150 anni che questa popolazione, vive in un regime se non di aperta persecuzione, almeno di emarginazione. I problemi infatti non risalgono soltanto al periodo della pulizia etnica tentata dal regime talebano tra il 1997 e il 2001, ma già al secolo XIX.
I dimostranti chiedevano alla comunità internazionale, al governo e ai funzionari italiani di interrompere il loro silenzio, di fermare questi crimini e le violenze, poichè il loro compito in Afghanistan è quello di fermare le violenze e i crimini e non di appoggiare il governo corrotto di Karzai, e di portare pace democrazia e libertà in questo paese.
Come hanno affermato i manifestanti, Karzai stesso in questi ultimi anni, non ha fatto altro che supportare i kuchi in virtù della loro comune etnia.
Li ha mandati nelle aree abitate dagli Hazara al fine di mettere gli abitanti sotto pressione e fermare così il processo di democratizzazione da loro stessi messo in atto. Per questo motivo i manifestanti considerano il governo Afghano complice del fondamentalismo, del razzismo e del terrorismo in Afghanistan, e contro tutto questo i manifestanti hanno mostrato la loro indignazione a questi sanguinosi attacchi.
Gli Hazara rappresentano l’unico muro contro l’estremismo e il fondamentalismo in Afghanistan ed è per questo motivo che necessitano del supporto della Comunità Internazionale. E' da tempo che i nomadi Kuchi Talibani, armati fino ai denti, ogni primavera invadono e attaccano i vari villaggi abitai degli Hazara, saccheggiando le loro proprità, bruciandone le case ed uccidendo donne e bambini: la situazione è diventata molto più grave da quando i Talibani si sono uniti a loro.
Il governo Afghano di fronte a tutti questi crimini rimane in silenzio appoggiando e fornendo loro degli armamenti pesanti. Da quando Karzai ha intrapreso un dialogo, diretto ed indiretto, coi Talibani, e ha promosso un processo di riconciliazione per farli ritornare al potere, nonostante tutti i crimini che hanno commesso contro l'umanità, ogni giorno che passa c'è l’incubo del ritorno dei talebani e la paura del grande terrore sempre crescente, perchè i talebani sono contro ogni forma di democrazia e la popolazione conosce ciò che che sta accadendo e ciò che accadrà quando saranno loro nuovamente al potere.
I manifestanti hanno espresso che il silenzio del Presidente Karzai e delle forze internazionale, secondo loro, è inquietante, come inquietante è stata la risposta dell'ambasciata statunitense in Afghanistan, che ha definito questo fatto drammatico, una disputa tra popolo Hazara e Kochi. Se il massacro di una popolazione disarmata da parte di un gruppo di terroristi si può definire disputa, allora dobbiamo rivedere l'intero significato delle parole. Chiamiamo questi eventi con il loro nome: genocidio e pulizia etnica.
I dimostranti hanno inoltre condannato la legge che impedisce ai talebani di essere perseguiti e puniti in quanto criminali di guerra, perdonando i terroristi e offrendogli questi privilegi il numero dei gruppi terroristici aumenterà e questi porteranno ancora una volta il paese verso la guerra civile come quella del 1990.
Per conoscere chi sono i kuchi nomadi Talibani dobbiamo far ritorno al 1880, all'epoca del re Abdul Rahman Khan, che prese il potere e lo esercitò in maniera assoluta, pretendendo di governare il paese come un tiranno.
Ma gli Hazara si opposero ai suoi piani quando lui emanò una fatwa (legge) cion la quale dichiarò che gli Hazara non sono mussulmani veri poichè sono musulmani sciiti anziché sunniti: così ordinò un massacro che portò ad una vera e propria pulizia etnica. Nell'arco di un decennio circa il 62%  della popolazione Hazara fu eliminata. Per i pochi superstiti rimasti il re emanò un'altra fatwa in cui veniva dichiarato che gli Hazara sarebbero dovuti rimanere schiavi e li privò dei diritti essenziali incluso lo studio. Per evitare che gli hazara si potessero riorganizzare e ribellare nei confronti delle sue leggi formò il gruppo dei kuchi nomadi Pashton ai quali diede armi ed ordinò loro di attaccare i villaggi degli Hazara per distruggerne l’agricolutra e privarli così dei mezzi di sussistenza al fine di cacciarli definitivamente dall’Afghanistan.
Le persone che hanno partecipato alla manifestazione di Milano portavano striscioni e diverse fotografie, come quella di Jawad Zuhak, il popolare capo del consiglio provinciale di Bamyan, rapito e ucciso nel giugno di quest'anno dai talebani. I dimostranti hanno chiesto giustizia ed un processo per gli assassini di Jawad Zuhak. I dimostranti hanno ribadito che il loro desiderio è sempre stato che in Afghanistan ci fosse la pace e che tutta la popolazione di questa terra potesse essere uguale di fronte alla legge senza nessuna distinzione etnica.
Gli Hazara hanno sempre creduto nella pace e nella democrazia e nel progresso attraverso forme di fratellanza tra le varie etnie del paese ed una positiva e libera competizione per portare l’Afghanistan verso la strada dello sviluppo, ma sono sempre stati minacciati dai fondamentalisti e dagli estremisti che hanno ucciso molti di loro.
Alla fine i dimostranti hanno rivolto un messaggio alla comunità internazionale per fare pressione sul governo di Karzai, per fermare questi crimini, e soprattutto al popolo e governo italiano perchè mantenga la sua promessa, fatta durante la conferenza di Roma nel 2007 sull'Afghanistan, nella quale l'Italia si impegnava per migliorare il sistema giudiziario afghano e promuovere lo stato di diritto in Afghanistan.







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