Mercoledì 5 dicembre a
Cremona presso il teatro Monteverdi si è svolta una serata di
conversazioni, immagini e musica per offrire alla cittadinanza
un'occasione di aggiornamento sull'attualità e la cultura afghana
attraverso testimonianze dirette.
L'incontro è stato
organizzato dalle associazioni “Immigrati cittadini” di S.Martino
del Lago, da “Intercultura” centro locale di Cremona e dal gruppo
dei ragazzi afghani e amici di Cremona, con la collaborazione del
centro interculturale “Mondinsieme”del comune di Cremona, del
Cisvol di Cremona e di UNHCR.
Dopo il saluto di Alfredo
Gardani di “Intercultura”, di Rosanna
Ciaceri di “Immigrati cittadini” e di
Elena Bergamaschi di
“Mondinsieme” a nome anche dell'amministrazione comunale di
Cremona, Maddalena Bodini studentessa universitaria di "storia contemporanea" ha delineato il profilo dei relatori e successivamente dato la parola
a ciascuno di essi.
Ha aperto l'incontro
Rohullah Taqavi, che
da tre anni è in Italia dove ha ottenuto lo status di rifugiato.
Egli ha raccontato della sua attività sociale in campo sanitario e
educativo svolta in Afghanistan. Proprio per questo con i suoi
fratelli ha subito pesanti persecuzioni, ma non ha mai dimenticato
questa attività e continua a seguirla a distanza e a praticarla
anche nel nostro paese. Rohullah ci ha raccontato anche della
passione per lo studio e la cultura dei ragazzi e delle ragazze della
sua regione di provenienza, pur fra mille difficoltà e
discriminazioni di cui sono oggetto a causa dell'appartenenza a un
gruppo etnico o al genere femminile.
Successivamente Francesca Grisot, dottore di ricerca in Lingue Culture e Società presso l'Università Ca' Foscari Venezia e docente a contratto in carica presso l'Università IUSVE, ha letto un brano tratto dal suo libro di prossima pubblicazione (Milella Edizioni), ripercorrendo la storia di persecuzione e migrazione che ha visto -e vede tuttora- protagonista il popolo Hazara in Afghanistan e nei Paesi limitrofi. Nel corso della ricerca dottorale, la studiosa si è occupata in particolare di sedicenti minorenni afghani richiedenti asilo in Europa, evidenziando come la fuga dalle persecuzioni abbia un ruolo fondamentale nell'elaborazione di politiche identitarie e di resistenza proprie della minoranza hazara. Come forma di resistenza alle discriminazioni subite per generazioni, infatti, gli Hazara hanno sviluppato una strategia di riscatto che passa attraverso l'istruzione, il riconoscimento del ruolo della donna nella società e la sempre più forte consapevolezza della propria identità culturale.
L'intervento di Adelaide
Zambusi, esperta in diritto internazionale e
coordinatrice F2F UNHCR Nord Italia, ha presentato e promosso le
iniziative dell'Agenzia dell'ONU per i rifugiati. Ha ricordato quanto
siano imponenti i movimenti migratori causati da guerre e
persecuzioni, di quanta sofferenza essi generano e di come UNHCR sia
impegnata sul territorio afgano dal supporto in emergenza
all’attuazione delle soluzioni durevoli. Proprio in Afghanistan
UNHCR ha condotto la più grande operazione di rimpatrio volontario.
Basir Ahang -
giornalista e rifugiato politico in Italia dal 2008 che scrive in
persiano per la BBC e in inglese e italiano per vari siti che si
occupano di diritti umani - insieme a Amin
Wahidi - regista cinematografico e autore di
vari cortometraggi, nato a Kabul ma ora residente a Milano -
attraverso immagini e video hanno sintetizzato la storia degli
ultimi trent'anni in Afghanistan, dall'invasione russa all'attuale
presenza delle forze militari internazionali, e hanno prefigurato
scenari futuri in relazione alla situazione che il paese affronterà
con il disimpegno delle forze internazionali nel 2014.
Amin Wahidi
ha poi presentato il suo cortometraggio dal titolo ''Tresure in the
Ruins'' in cui racconta dello stato di abbandono, della sofferenza e
della volontà di sopravvivenza di bambini orfani di Kabul, che
possano molto tempo dei loro giorni tra le rovine della città in
cerca di oggetti e di ricordi.
In conclusione Rohullah
Taqavi per il pubblico che ha seguito con
attenzione e empatia l'intera serata, ha suonato alcuni motivi afgani
con il suo ''dambura'', strumento tradizionale a due corde che si è
autocostruito in Italia.
Purtroppo a causa della
densità del programma è mancato il tempo per approfondire la
discussione e rispondere, se non a qualche domanda del pubblico. Ma
il gruppo dei ragazzi afghanistani e amici di
Cremona si propone di mantenere i contatti
con quanti sono intervenuti e si vogliono interessare
dall'Afghanistan in termini di storia, cultura e solidarietà e di
preparare nuove occasioni di incontro.